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Libera sì. Libera no.

Nel luglio del 2013 una ragazza di 17 anni rischia la morte tentando un aborto affidato ad una “mammana”.

La donna in questione è una zingara romena residente presso un casale abbandonato con altri membri della sua comunità. Famosa nell'ambiente delle squillo per essere una “esperta di aborto”.

Una volta scopertasi incinta la ragazza, terrorizzata all'idea di rivolgersi alla madre e alla nonna, si era rivolta al fidanzato che, non chiedetemi come, ha avuto l'indirizzo della zingara.

La ragazza è stata ricoverata in ospedale, la zingara e il marito sono stati arrestati e tutto è finito.

Considerazione 1.

Una ragazza di 17 anni non trova uno straccio di adulto nel pieno delle proprie facoltà in grado di darle – che so io – un consiglio, un aiuto concreto, l'indirizzo di un consultorio (per esempio).

Considerazione 2.

Per onestà intellettuale va detto  che se anche fosse andata in un consultorio pubblico avrebbe potuto imbattersi in un volontario di No choice (nessuna scelta) cioè persone che ideologicamente portano avanti il concetto di “non arbitrio”. E queste persone sono dappertutto, travestite da medici, infermieri, farmacisti, consulenti ecc.

Quindi anche in quel caso la ragazzina che, comprensibilmente, era certissima della sua “choice” di non avere un bambino a diciassette anni, avrebbe incontrato delle difficoltà. Ma si sa, noi siamo un semi-Paese. Semi democratico. Semi laico. Semi progressista. Semi liberale.

Considerazione 3.

L'Italia una legge sull'aborto già ce l'ha: è la 194. Non una gran legge a dirla tutta, ma pur sempre qualcosa di scritto e legale, qualcosa che, insomma, eviti alla donna di dover peregrinare da un obiettore di coscienza all'altro fino a trovare un medico serio. Eppure questa legge viene osteggiata in ogni modo con norme piccole piccole, ma che insieme fanno a pezzi la 194. Per esempio, il numero di settimane per l'interruzione di gravidanza passa da 24 a 22. Perché? Non si sa.

Una guida legale alla donna preverrebbe la depressione e aiuterebbe nell'affrontare le reazioni psicologiche post aborto, che intervengono anche  nel caso della ru486.

Considerazione 4.

Se gli iter legali per l'interruzione di gravidanza non ci sono (o, come nel nostro caso, non vengono rispettati), alla donna restano poche alternative. L'adozione, ma non è una via priva di traumi e l'aborto naturale, che non è privo di rischi.

 

 

Il metodo più “pubblicizzato” in internet è il decotto di prezzemolo. Lo stesso con cui morì una ragazza in Sicilia, per intenderci.

Ecco, torniamo indietro. A passo di gambero. Piano piano, ma inesorabilmente.

Forse alcune società non sono in grado di reggere il progresso oltre un certo limite e, una volta che l'hanno raggiunto, tornano indietro (quando in realtà sarebbe meglio che restassero dove sono!).

Ci sono parti del mondo in cui una donna che voglia abortire deve infilarsi un filo di ferro su per la vagina fino all'utero, così da danneggiare il feto.

Ho dolori solo a pensarci.

Però chiedete alle vostre nonne se ai loro tempi non si faceva la stessa cosa.

Sempre in internet si trovano centinaia di donne che chiedono candidamente sui forum quali sono i metodi abortivi fai-da-te più sicuri. La questione del filo di ferro la trovate anche lì.

Il che ci porta alla Considerazione 5.

Che fine hanno fatto i contraccettivi?

E l'educazione sessuale?

In un altro post ho parlato della difficoltà di introdurre nelle scuole un piccolo corso di educazione sessuale, che ridurrebbe in parte il problema.

La consapevolezza delle conseguenze di una decisione sbagliata è un ottimo deterrente.

Volete che i vostri figli non abbiano rapporti non protetti? Mostrategli un paio di foto e degli articoli di giornale. Raccontategli di donne ormai adulte che hanno dovuto abbandonare la scuola per crescere un bambino non programmato e, probabilmente, non pienamente voluto.

Ma, certo, tutti i bambini sono angeli caduti dal cielo (ma a volte anche demoni emersi dall'inferno)  e una donna è veramente completa solo con un figlio (affermazione tipicamente maschilista), che sarà sempre e comunque una benedizione (anche se non hai i mezzi per mantenerlo e renderlo felice).

 

tratto da: fanpage.it

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